Mercoledì 2 ottobre, nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha avuto inizio l’VIII Convegno Apostolico dell’Opera Don Orione in Italia con una giornata dedicata alla spiritualità nella Qualità di Vita.
Ad introdurre i lavori è stato Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, che ha delineato il rapporto tra fede e fragilità: l’uomo da sempre si domanda il perché della malattia, della sofferenza, della morte. La fede non spiega il perché, non dà una spiegazione, ma nell’incontro con un Dio che ci ha amati fino alla Croce ci dice che non siamo soli, che anche nella sofferenza possiamo amare e essere liberi.

 


Il filo rosso di questo incontro con Gesù, il Dio che si è fatto vicino, ha legato tutti gli interventi del mattino. Don Alberto Curioni, Direttore dell’ufficio di Pastorale della salute della Diocesi di Lodi, ha ricordato che la fragilità è comune a chi aiuta e a chi viene aiutato, perché ciascuno si porta dietro ferite, dolori, vuoti che aspettano di essere condivisi piuttosto che riempiti, di domande di senso che cercano una risposta. E proprio la ricerca del senso è per Padre Ramon Lucas Lucas, professore alla Pontifica Università Gregoriana di Roma, ciò che rende inquieto l’animo umano, interpellato in questa ricerca proprio dalla sofferenza.

Nella letteratura scientifica sono numerose le ricerche che trattano la Qualità di Vita nella disabilità come capacità di autodeterminazione, di partecipazione sociale, di autonomia fisica e psichica, ma ancora troppo pochi sono i modelli che includono la dimensione della spiritualità tra le aree della Qualità di Vita delle persone fragili, come hanno affermato il dott. Marco Bertelli, psichiatra, e la dott.ssa Elisa Rondini, antropologa e ricercatrice.

 


Nel pomeriggio diversi testimoni hanno presentato ai convegnisti la loro personale esperienza di vicinanza alle persone fragili. Don Diego Pancaldo, Diocesi di Pistoia, ha raccontato la sua quarantennale storia di accompagnamento spirituale dei disabili nei centri della Fondazione Maria Assunta in Cielo: la Fondazione nasce dall’intuizione di un sacerdote, Don Renato Gargini, che negli anni in cui il disabile è segregato in casa, organizza delle attività che invece lo rendano protagonista della sua vita, della città e anche della vita della comunità parrocchiale.
Don Vincent Nagle, sacerdote della Fraternità Sacerdotale San Carlo Borromeo, ha narrato il suo lavoro di prete tra i malati: difficile stare accanto a chi soffre o sta morendo se pensiamo di dover dare risposte, di dover risolvere il suo problema. La sofferenza non chiede soluzioni, chiede compagnia, desidera qualcuno che dia voce a quella preghiera strozzata dal dolore che non trova parole.
Il Dott. Stefano Lassi, psichiatra, ha illustrato il grande cambiamento che la comunità medica internazionale sta vivendo nell’accogliere la dimensione spirituale della persona come elemento di promozione e tutela della salute.
Infine, la Dott.ssa Bianca Maria Fraccaro, medico di medicina generale e palliativista, ha presentato il quadro attuale della medicina palliativa: non si tratta solo degli interventi del fine vita o della terapia del dolore, ma di un cammino che il medico compie insieme alla persona malata ed alla sua famiglia, per trovare una via per passare attraverso il dolore. Medicina palliativa significa riscoprire che il tempo della relazione è tempo di cura.


Ascoltare, tacere, accompagnare, dedicare tempo, stare accanto, amare: da queste azioni, da questi gesti, anche attraverso un silenzio imbarazzato, possiamo annunciare che Dio è amore, è vicino a chi soffre e cammina con lui.