Cari amici, stiamo vivendo un periodo molto difficile non solo a livello nazionale, ma in molti paesi del mondo, con rare eccezioni. Le notizie quotidiane ci dicono che dove la pandemia è arrivata prima (Cina, Corea) si sta tornando  - seppur gradualmente - verso condizioni di normalità. Per noi in Italia ci sarà bisogno ancora di alcuni giorni per raggiungere il famoso “picco” dei contagi, che costituirà una buona iniezione di fiducia perché da quel momento in poi vedremo la luce in fondo al tunnel avvicinarsi sempre più.

Di fronte al pericolo di contagio la gente nel nostro paese assume tre tipi di atteggiamenti.

Alcuni si dimostrano incoscienti agendo senza preoccupazioni, mettendo a rischio la propria e l’altrui incolumità;

altri sono paralizzati da una paura eccessiva rispetto al rischio reale;

mentre una terza categoria assume un atteggiamento saggiamente prudente e preventivo, osservando le ordinanze governative e le indicazioni sanitarie, senza per questo farsi prendere dal panico.

La paura non è mai una buona alleata nell’affrontare le situazioni delicate. Normalmente finisce per complicare i problemi risolvibili.

Le notizie che ci giungono da molte RSA della Lombardia non ci aiutano ad avere il giusto atteggiamento. Ci spingerebbero invece a cedere alla paura.

Al Piccolo Cottolengo non siamo esenti dai problemi. Sapete che tre nostri operatori hanno contratto il virus. A loro auguriamo una pronta guarigione e un rientro in servizio.

Anche a tre nostri ospiti, portati in ospedale, è stata diagnosticata l’infezione da coronavirus.

In istituto abbiamo attualmente un numero rilevante di ospiti con la febbre, concentrati in alcuni nuclei che sono stati “isolati” in via prudenziale. Non sappiamo esattamente a cosa siano riconducibili queste febbri. In ogni caso il nostro direttore sanitario, dottor Marvasi, ci ha dato disposizioni precise per operare in sicurezza, utilizzando i presidi di protezione individuale ed adottando tutti i comportamenti congrui alla situazione. Inoltre ha  chiesto  supporto tecnico e concreto alla direzione dell’ ATS di Milano  e anche  agli Ospedali  San Paolo - San Carlo e all’ Ospedale Sacco, con i quali è in continuo contatto per le necessità strumentali e specialistiche del momento.

 Oggi il problema più grosso che abbiamo non è quello del virus, ma quello dell’organico.

Ringrazio tutti gli operatori che si stanno impegnando con turni pesanti per garantire il servizio agli ospiti. Auguro una pronta guarigione a quelli che sono a casa in malattia perché possano riprendere il proprio posto.

Abbiamo bisogno di tutti.

I nostri ospiti, che sono i nostri padroni (Don Orione), hanno bisogno di tutti.

Coraggio dunque, superiamo le paure eccessive e assumiamo tutti la responsabilità morale che è richiesta in questi momenti. Non sto chiedendo l’eroismo ma la responsabilità.

Papa Francesco nella grande preghiera dell’altro ieri in una piazza San Pietro, materialmente vuota ma spiritualmente colma, ci ha detto. “Siamo sulla stessa barca, insieme dobbiamo affrontare la tempesta, insieme dobbiamo salvarci”.

 

Sarà bello, quando tutto sarà finito, poterci guardare negli occhi, fieri per aver superato tutti insieme una grande prova.

Non voglio però rivolgere questo appello dalle “retrovie”. MI doterò anch’io degli strumenti di protezione  per poter entrare nei nuclei “isolati” ed aiutare almeno ad imboccare nei momenti critici della distribuzione dei pasti e portare un po’ di coraggio agli operatori.

 

Mentre invoco la protezione di Don Orione e della Madonna su voi e sulle vostre famiglie, vi saluto fraternamente.

                                                                      

                                                                       Don Pierangelo Ondei

                                                                       Direttore