PER TUTTI GLI ACCESSI IN STRUTTURA (OPERATORI- FAMILIARI- VOLONTARI- BADANTI -  LAVORATORI DI DITTE ESTERNE):
•    Accesso unico dalla reception
•    Lavaggio delle mani con il gel
•    Rilevazione della temperatura corporea
•    Allontanamento in caso di febbre o di sintomi influenzali
•    Dichiarazione del luogo di provenienza o se si è stati nei Comuni in quarantena dal 1 febbraio 2020
•    Utilizzo della mascherina non è utile come prevenzione, potrebbe creare inutili allarmismi.
•    Corsi di formazione sospesi fino  a nuova indicazione.


OSPITI
•    Sospesa la celebrazione della messa.
•    Sospese le uscite in luoghi affollati (ristoranti, bar esterni, centri commerciali, mercato, mostre, spettacoli, cinema e attività sportive).
•    Sospese le feste di nucleo che prevedono molte persone presenti nello stesso luogo e nello stesso momento.
•    Possibile recarsi al bar interno, se non affollato, con l’indicazione di consumare in tempi brevi e andare.
•    Possibile uscire in luoghi aperti (giardino, parco, quartiere evitando di entrare nei negozi).


FAMILIARI
•    Accesso consentito ad un solo parente per ciascun ospite.
•     Non soggiornare per lungo tempo e in più persone in luoghi chiusi.
•    Non creare gruppi di più persone nei nuclei, eventualmente, portare l’ospite a fare una passeggiata in giardino o in corridoio o in giardino senza sostare insieme
ad altra gente.


VOLONTARI
•    Evitare di soggiornare per lungo tempo e in più persone in luoghi chiusi.
•    Non creare gruppi di più persone nei nuclei, eventualmente, portare l’ospite a fare una passeggiata in giardino o in corridoio senza sostare insieme ad altra gente.
La Direzione

 

 

 

 

Si comunica che, a seguito dell'evolversi della situazione a Milano ed in ottemperanza all'ordinanza di Regione Lombardia, su proposta del Sindaco di Milano, ove si dispone "la sospensione dei servizi educativi dell'infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado", la prossima settimana anche la nostra Scuola dell'Infanzia ed il Nido rimarranno chiusi.

 

 

 Martedì 11 febbraio si è celebrata, come ogni anno, la Giornata Mondiale del Malato, istituita nel 1992 da Papa Giovanni Paolo II.
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro” è la frase del Vangelo di Matteo che ha caratterizzato questo giorno di fede.
Alle ore 10.30 tutta la grande famiglia del Piccolo Cottolengo si è radunata presso la Chiesa Parrocchiale di San Benedetto per celebrare con viva fede questa ricorrenza.
Durante la celebrazione è stata impartita l’Unzione degli Infermi a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta.
Questo sacramento dà forza e speranza e fa sentire a nostri malati la vicinanza di Dio, in tutta la sua misericordia.
Gioiosi canti e gesti simbolici hanno accompagnato i momenti più significativi: all’offertorio, con il pane e il vino sono stati portati all’altare dei doni speciali.
Una candela, segno della Luce di Cristo nel mondo, che va sempre alimentata perché la fede ricevuta nel Battesimo sia sempre viva in noi, una teca, che rappresenta l’attenzione verso gli ammalati che l’intera comunità, attraverso i Ministri Straordinari della Comunione dedica a quanti non possono recarsi in chiesa, con la visita nelle loro case rendono presente Cristo che consola, un camice, segno del servizio che con amore e professionalità volontari e operatori prestano per i più sofferenti e dei fiori, che nella loro varietà, raccolti in un unico mazzo vogliono rappresentare tutti noi, nelle nostre diversità ma raccolti in una sola famiglia.
Proprio come quei bellissimi fiori, la famiglia del Piccolo Cottolengo si è dimostrata ancora una volta unita, dimostrando che se ci amiamo gli uni gli altri, aprendo il nostro cuore allo Spirito Santo, si supera ogni tipo di sofferenza!

 

 

 


 

 

 

 

Il giorno 11 febbraio si celebra la XXVIII Giornata Mondiale del Malato.
Come ogni anno, anche l’Opera Don Orione di Milano risponde alla chiamata santificando questa ricorrenza con la celebrazione della S. Messa solenne, alle ore 10.30,
presso la Chiesa Parrocchiale San Benedetto.
Nell’occasione verrà impartito il sacramento dell’Unzione degli Infermi.
Vi aspettiamo per vivere insieme questo forte momento di fede.

 

 

 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXVIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

11 febbraio 2020

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro» (Mt 11, 28)

Cari fratelli e sorelle,

1. Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro. «Quando Gesù dice questo, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade di Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati dal peso della legge e dal sistema sociale oppressivo... Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola – una parola che dava speranza».

Nella XXVIII Giornata Mondiale del Malato, Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza.

2. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti? Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Infatti, solo chi fa, in prima persona, questa esperienza saprà essere di conforto per l’altro. Diverse sono le forme gravi di sofferenza: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabilitazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie dell’infanzia e della vecchiaia… In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.

3. Cari fratelli e sorelle infermi, la malattia vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto. Egli vi invita ad andare a Lui: «Venite». In Lui, infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. Sì, Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall’oppressione del male.

In questa condizione avete certamente bisogno di un luogo per ristorarvi. La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo. In questa casa potrete incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita.

In tale opera di ristoro verso i fratelli infermi si colloca il servizio degli operatori sanitari, medici, infermieri, personale sanitario e amministrativo, ausiliari, volontari che con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della persona malata curandone le ferite. Ma anche loro sono uomini e donne con le loro fragilità e pure le loro malattie. Per loro in modo particolare vale che, «una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro».

4. Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile.

Nell’esperienza del limite e del possibile fallimento anche della scienza medica di fronte a casi clinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione. Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile . La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire: lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita. In certi casi, l’obiezione di coscienza è per voi la scelta necessaria per rimanere coerenti a questo “sì” alla vita e alla persona. In ogni caso, la vostra professionalità, animata dalla carità cristiana, sarà il migliore servizio al vero diritto umano, quello alla vita. Quando non potrete guarire, potrete sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato.

Purtroppo, in alcuni contesti di guerra e di conflitto violento sono presi di mira il personale sanitario e le strutture che si occupano dell’accoglienza e assistenza dei malati. In alcune zone anche il potere politico pretende di manipolare l’assistenza medica a proprio favore, limitando la giusta autonomia della professione sanitaria. In realtà, attaccare coloro che sono dedicati al servizio delle membra sofferenti del corpo sociale non giova a nessuno.

5. In questa XXVIII Giornata Mondiale del Malato, penso ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondo intero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà. Mi rivolgo, pertanto, alle istituzioni sanitarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo, affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che, coniugando i principi di solidarietà e sussidiarietà, si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute. Ringrazio di cuore i volontari che si pongono al servizio dei malati, andando in non pochi casi a supplire a carenze strutturali e riflettendo, con gesti di tenerezza e di vicinanza, l’immagine di Cristo Buon Samaritano.

Alla Vergine Maria, Salute dei malati, affido tutte le persone che stanno portando il peso della malattia, insieme ai loro familiari, come pure tutti gli operatori sanitari. A tutti con affetto assicuro la mia vicinanza nella preghiera e invio di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 gennaio 2020

Memoria del SS. Nome di Gesù

Francesco

 

 

 

Sabato 18 gennaio 2020


Don Oreste Ferrari, Vicario Generale dell’Opera Don Orione, ha incontrato i laici della comunità orionina di Milano.
Tra l’assemblea, oltre alla comunità religiosa, erano presenti volontari, dipendenti, parrocchiani, ex-allievi, e tutti gli amici che hanno un legame con l’opera di Milano.
L’incontro, incentrato sul tema della  carità, ha avuto inizio con la lettura di un testo caratterizzato dall’alternanza tra l’Inno alla Carità di San Paolo e alcune celebri frasi di San Luigi Orione.
Non sono mancati i riferimenti al pensiero del nostro Santo Padre, Papa Francesco, che ci sprona ad essere testimonianza viva della nostra fede attraverso il nostro esempio.
L’incontro è proseguito con gli ultimi aggiornamenti sulla situazione dell’Opera Don Orione nel mondo: il Cinquantesimo della missione in Costa d’Avorio, l’Assemblea Generale del Movimento Laicale in Polonia,  l’indipendenza delle missioni in Madagascar, l’apertura di nuove case in Brasile, Kenya e i nuovi progetti nelle Filippine.
Don Oreste ha concluso l’incontro ricordando a tutti i presenti che il 13 aprile di quest’anno si celebrerà il 125° anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Orione.

 



 

L’INNO ALL’AMORE DELL’APOSTOLO PAOLO RILETTO DA SAN LUIGI ORIONE


La carità è paziente.
ha la forza di sopportare le ingiurie e di non renderle.
E’ una qualità di Dio, il quale è “lento alla collera”e dà ai peccatori il tempo di convertirsi.
“La carità, dalla fiducia nel Signore, dalla pazienza e dal tempo, sa sperare e aspettare i momenti e le ore di Dio e il buon esito d’ogni santa impresa”
La carità è benigna.
E’ l’attitudine di chi aiuta sorridendo, prevenendo, con tatto discreto.
“Facciamo regnare  la carità  con la mitezza del cuore, col compatirci, coll’aiutarci vicendevolmente, col darci la mano e camminare insieme. Seminiamo a larga mano sui nostri passi, opere di bontà e di amore, asciughiamo le lacrime di chi piange. (Lettere II, pp 327 ss)
La carità non è invidiosa.
Esclude ogni gelosia, perché la gelosia è grettezza mentre la carità è magnanima; la gelosia è divisione, mentre la carità è comunione.
“Lavorare cercando Dio solo  e non in un continuo affanno di qualcuno che mi possa vedere, apprezzare, applaudire…  Ogni azione fatta per chiasso e per essere visti è come un fiore passato per più mani”
La carità non si vanta.
E’ prudente, ha il senso delle proporzioni.
“Non ambite cariche e dignità …  perché il nostro amor proprio ragiona sottilmente e si veste talora di umiltà e giustifica facilmente ai nostri occhi le nostre azioni e uccide l’anima come un sottile e dolce veleno”.  (Scr 44,107 ss.)
La carità non si gonfia.
Non fa sentire il peso del  suo gesto e del suo prestigio.
“Dio si manifesta e si compiace di abitare in quelli che sentono  la loro nullità, che diventano come nulla, per l’amore di Dio” (Lettere I p 122).
La carità non manca di rispetto.           
L’amore è attento, tiene conto della fragilità del prossimo; è rispettoso, sensibile.
“La carità non ha l’occhio nero, non ha spirito di discussione, non conosce i ma né i se: non ha spirito di contraddizione, di censura, di critica, di mormorazione”.
La carità non cerca il suo interesse.     
Imita Cristo che “non cercò di piacere a se stesso”  (Rm15,3).
“Vorrei stringere nelle mie piccole braccia umane tutte le creature per portarle a Dio. E vorrei farmi cibo spirituale per i miei fratelli che hanno fame e sete di verità e di Dio; aprire il cuore alle innumerevoli miserie umane e farmi servo dei servi” (Scr100, 187).
La carita’ non si adira.
Non è acida, collerica, non perde il controllo di sé.
“La carità ha sempre il volto sereno com’è sereno il suo spirito, è tranquilla e quando parla, non alza mai la voce”.
La carità non tiene conto del male ricevuto.
Non pensa al male, sia nel senso che non lo sospetta negli altri, sia nel senso che non progetta di commetterlo.
“Dobbiamo perdonare e perdonare tutto a tutti. Dovete coprire con un monte di benedizione non solo quelli che vi fanno del bene, ma anche tutti quelli che vi fanno del male” (discorso del 23/VI/1929)
La carità non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità
Soffre per ogni forma di ingiustizia e gioisce di ogni verità, ovunque si trovi.
“Cercare e medicare le piaghe del popolo, cercarne le infermità: andargli incontro nel morale e nel materiale… Cristo andò al popolo. Deve starci a cuore il popolo… Evitare le parole: di parolai ne abbiamo piene le tasche”.
La carità tutto copre.
Non propaga il male degli altri, ma lo copre con il suo silenzio e con la sua discrezione.
“Non andate a riferire quel che uno può aver detto di male: non aggiungete esca al fuoco; cercate sempre di spegnere. Sentite una cosa contro una persona?
Fatela morire dentro di voi. Guardatevi dalla satira, dalla parola che ferisce. Non dite: l’ho detto per burla! Le burla che offendono la carità lasciatele da parte”

La carità tutto crede.
È portata a dar credito al prossimo; si fida.
“Amare l’uomo quando l’ingiuria degli anni e la degradazione del vizio ne hanno fatto un oggetto di disgusto intollerabile”.
La carità tutto spera
Non dispera: spera il bene e il ravvedimento.
“Abbiate un sorriso e una parola amabile per tutti, senza differenze: fatevi tutti a tutti per portare tutte le anime a Gesù. La carità del Signore nostro crocifisso: …ecco la speranza dell’avvenire. Carità viva, carità grande, carità sempre! E daremo la leva alla società! Con la carità faremo tutto,senza carità faremo niente!” (13,II, 1907)
La carità tutto sopporta.
Non si lamenta delle freddezze e delle ingratitudini, ma le sopporta.
“La nostra vita sia un olocausto, un inno, un cantico sublime di carità e di consumazione totale di noi stessi nell’amore a Dio, alla Chiesa, ai fratelli”.
AVE  MARIA  E AVANTI !

 

Carissimi Amici,
sabato 18 gennaio Don Oreste Ferrari, Vicario Generale dell’Opera Don Orione, sarà in visita a Milano.
Siete tutti invitati a prendere parte all’incontro che si terrà alle ore 16.00 presso la Sala Don Sterpi.
Seguirà un buffet e, alle ore 18.00, la celebrazione della S. Messa presso la Chiesa parrocchiale San Benedetto.

Vi aspettiamo!

 

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